PAVIA: Maria Stuarda di Schiller, 19 febbraio 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi

By La Redazione|20 Febbraio 2023|Senza categoria|0 comments

MARIA STUARDA

di Friedrich Schiller

traduzione Carlo Sciaccaluga


con Laura Marinoni e Elisabetta Pozzi
Gaia Aprea, Linda Gennari, Giancarlo Judica Cordiglia, Olivia Manescalchi, Sax Nicosia
Chitarra e voce Giua

regia Davide Livermore
scene Davide Livermore e Lorenzo Russo Rainaldi
costumi regine Dolce & Gabbana
costumi Anna Missaglia
musiche e sound design Mario Conte
musiche e arrangiamenti Giua
disegno luci Aldo Mantovani
regista assistente Mercedes Martini
produzione Teatro Nazionale di Genova
Teatro Stabile di Torino Teatro Nazionale / Centro Teatrale Bresciano

 

 

 

Teatro Fraschini, 19 febbraio 2023


Per una volta (ma non sarà l’ultima…) mi occupo di Teatro di prosa, se pur con qualche legame lirico, in questo caso. Maria Stuarda di Schiller (scritta nel 1800) ha fornito ispirazione alla medesima opera di Donizetti e il regista di questo bellissimo spettacolo, che ho visto al Teatro Fraschini di Pavia (ha debuttato a Genova, in una coproduzione del Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino e Centro Teatrale Bresciano) è Davide Livermore, che con l’opera ha conosciuta e frequentissima consuetudine.

Il testo di Schiller (traduzione di Carlo Sciaccaluga), ancora oggi un avvincente e tesissimo thriller dell’anima, basato sullo scontro di potere e sentimenti, tra solitudine e tormento, tra la Regina di Scozia, Maria, e quella d’Inghilterra, Elisabetta I Tudor, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, trova proprio nella forza teatrale, dark e moderna, dell’allestimento di Livermore il suo punto di forza, insieme a una strepitosa compagnia di attori.

Maria Stuarda regia di Davide Livermore. Foto © Masiar Pasquali

Un contenitore atemporale creato dallo stesso regista con Lorenzo Russo Rainaldi, giocato sui toni del rosso e del nero, costumi di foggia novecentesca di Anna Missaglia, ma quelli delle due protagoniste sono fascinose creazioni, allusive all’epoca del dramma, di Dolce & Gabbana, suggestivo gioco luci di Aldo Mantovani, alcune attrici che ricoprono ruoli maschili, fanno da sfondo all’eterna e spietata lotta per la supremazia al vertice dello Stato, dove le donne sono costrette (erano? Sono?) a comportarsi spietatamente come gli uomini (soprattutto Elisabetta) per prevalere. Ma la condanna di Stuarda non salverà dall’angoscia dell’abisso, dall’aridità del vuoto, dalla doppiezza di ogni anima accanto, la Tudor. Livermore inventa un prologo in cui un angelo fa cadere una piuma sulle due attrici in abito neutro e scuro; quella dalla cui parte cadrà sarà Maria, l’altra Elisabetta, in un possibile continuo alternarsi di ruoli, di replica in replica; uno specchio a due facce, la dualità di un medesimo, conflittuale, destino.

Maria Stuarda regia di Davide Livermore. Foto © Masiar Pasquali

Molto bella l’idea di fare accompagnare tutto lo spettacolo dalla chitarra elettrica e dalla voce della bravissima Giua, che rielabora in chiave rock musiche di Purcell e Dowland, con il contributo essenziale del compositore e sound designer Mario Conte, che crea i teatralissimi effetti narrativi di amplificazione (qui mai disturbanti e nocivi). Lavoro registico di cesello su ogni personaggio, grande Teatro.

Si diceva della compagnia, tutta di altissimo livello, alcuni/e impegnati/e in più ruoli: la brava Gaia Aprea (Anna Kennedy, George Talbot, Un ufficiale), la fantastica Linda Gennari (travagliato e credibilissimo Mortimer, Angelo del Destino, Il Paggio servitore di Elisabetta), Giancarlo Judica Cordiglia (William Cecil, Melvil maggiordomo di Maria), Olivia Manescalchi (Paulet, Conte di Aubespine, William Davison). Sax Nicosia era l’enigmatico e conteso (tra le due donne) Leicester, a cui ha sotteso una luce sottilmente luciferina.

Resta da dire delle due protagoniste. La piuma del destino mi ha riservato Laura Marinoni come Maria e Elisabetta Pozzi come Elisabetta. Quest’ultima si è mangiata la recita a morsi. Un’interpretazione gigantesca: l’uso della voce, di mezzitoni, delle risate sarcastiche, dei gesti imperiosi, delle espressioni, del non detto importante quanto il detto. Un carisma unico, un’attrice fenomenale.

Maria Stuarda regia di Davide Livermore. Foto © Masiar Pasquali

Bravissima, nella sua carnale e seduttiva dolcezza (che nasconde una consapevole e al medesimo tempo indifesa ambiguità), anche Laura Marinoni come Stuarda, che nel memorabile e celeberrimo scontro con la rivale nella foresta di Forteringhay (come se non avvenuto nella realtà, le due cugine mai si incontrarono in vita), ha tenuto spavaldamente testa alla partner, giganteggiando a sua volta.

Non ci sarebbe stancati di applaudire al termine, ma perché tanti vuoti in Teatro?

Mai come questa volta gli assenti hanno avuto torto.

Nicola Salmoiraghi

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