MILANO: La dolce ala della giovinezza – Tennessee Williams, 21 marzo 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi

By La Redazione|22 Marzo 2023|Senza categoria|0 comments

La dolce ala
della giovinezza

di Tennessee Williams


Traduzione Masolino d’Amico

Musiche composte da Stefano Mainetti
Light designer Pietro Sperduti

e con Chiara Degani, Flavio Francucci, Giorgio Sales, Alberto Penna,
Valentina Martone, Eros Pascale, Marco Fanizzi

Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi

 

Teatro Manzoni, 21 marzo 2023


E’ approdata sulle scene del Teatro Manzoni di Milano la produzione de La dolce ala della giovinezza di Tennessee Williams, che già dalla stagione scorsa percorre con successo i palcoscenici d’Italia.

Williams scrisse il testo il corso del 1952, pensando a Tallulah Bankhead come protagonista e la pièce debuttò in Florida, con la Bankhead, nel 1956, ma il dramma arrivò a Broadway solo nel 1959, regista Elia Kazan e protagonisti Geraldine Page e Paul Newman, che ne interpretarono anche la versione cinematografica del 1962 diretta da Richard Brooks, addolcita e smorzata nei toni rispetto all’originale teatrale, come sempre accadeva a Hollywood con Tennessee Williams.

Se c’è un difetto da imputare a questa versione della Dolce ala, traduzione di Masolino D’Amico, è la riduzione che ne è stata fatta. Bellissimo e intenso testo di Williams, è incentrato su due sconfitti, gli sconfitti che popolano la sua drammaturgia: l’ex diva Alexandra Del Lago, alcolizzata, cocainomane, impasticcata, ninfomane e chi più ne ha più ne metta, che sul viale del tramonto improvvisamente crederà di riagguantare un effimero successo, e l’attore fallito nonché riuscito gigolò Chance Wayne, che ne è il giovane amante momentaneo e torna nella sua città natale in cerca, senza riuscirci, di rivalsa e di riavere l’antico amore perduto, la giovane Heavenly, a sua volta ferita psicologicamente e nella sua femminilità. Il tutto è stato concentrato in un’ora e cinquanta senza intervallo (cattiva abitudine questa che ha preso piede, di rappresentare anche testi talvolta molto lunghi senza pause, che l’autore aveva previsto) con tagli nel testo che rendono meno chiari alcuni passaggi e taluni personaggi eliminati o che appaiono solo come voce registrata fuori scena. Così facendo, invece di avvincere maggiormente lo spettatore, la tensione zoppica perché si rompe l’equilibrio perfetto di una teatralità pensata, e si rischia di ingenerare noia.

Lo spettacolo con regia, scene e costumi del grande Pier Luigi Pizzi, una delle colonne del nostro Teatro, che si avvia felicemente a essere un ragazzo di 93 anni, è di composta, fascinosa eleganza. Un interno, che ricorda certe sospese solitudini dei quadri di Edward Hopper, diviso in tre sezioni, anticamera, camera e stanza da bagno, che si trasforma con pochi tocchi anche nella hall dell’albergo. La regia, concentrata soprattutto sui due protagonisti, è condotta con chiarezza, abilità, fluida scorrevolezza narrativa, e non ci si sarebbe aspettati niente di meno. Light designer è Pietro Sperduti, musiche evocative composte da Stefano Mainetti.

Brava Elena Sofia Ricci nei panni mattatoriali e istrionici di Alexandra, una donna in equilibrio sul baratro, che non sai mai (nemmeno lei lo sa) quando recita e quando è autentica, interpretata con passionalità vorace, impeto carismatico e ruvidi abbandoni.

Molto convincente anche Gabriele Anagni, un Chance più scopertamente fragile e vulnerabile di quanto siamo abituati, che ne mette in risalto la graffiata e strapazzata, in primo luogo da lui stesso, umanità e a cui la regia concede, potendoseli permettere, anche alcuni fuggevoli nudi, che certamente nulla aggiungono comunque a una prova di rilievo.

Meno centrato il volenteroso cast di contorno (altra brutta abitudine della prosa, non mettere in locandina o in programma di sala i nomi dei personaggi accanto a quelli degli attori). Per cui dico che la Heavenly di Valentina Martone era più a fuoco della troppo caricata Lucy di Chiara Degani; gli altri erano, in ordine di “valore”, Eros Pascale e Giorgio Sales (gli ex amici di Chance) e poi Flavio Francucci (Tom Finley Jr.), Marco Fanizzi, Alberto Penna.

Applausi cordiali al termine, più calorosi per Gabriele Anagni e, come è ovvio, per Elena Sofia Ricci.

Nicola Salmoiraghi

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